La Leggenda dell'Elfo di Villa Arconati

Oltre a ospitare varie specie di animali e piante, il grande parco di Villa Arconati è la dimora di un’altra creatura, misteriosa e quasi sconosciuta ai più: un elfo.

Non si sa precisamente quando sia nato o quando sia arrivato in Villa, anzi di lui proprio nulla è certo!

Dietro al mistero che avvolge questo magico personaggio esiste una leggenda che racconta del suo primo avvistamento e, forse, anche della causa del suo arrivo in Villa.

Una famiglia che abitava qui ebbe un figlio che trascorse i primi anni della sua infanzia esplorando il grande parco. Il bambino ci rimaneva per ore e ore e quando era da solo tra gli alberi, ascoltando la voce del vento sussurrargli i segreti della natura nelle orecchie mentre sulla pelle avvertiva il tocco caloroso dei raggi solari, si sentiva come se il parco lo proteggesse, come un padre affettuoso che si prende cura di suo figlio. Infatti si può dire che instaurò una sorta di legame molto profondo con il parco: per sentirsi subito meglio nei momenti difficili, gli bastava addentrarsi tra gli alberi e toccare la loro ruvida corteccia piena di vita.

Dopo qualche anno un’ombra oscura cadde sulla cascina e sul parco, un’oscurità simile a una bestia orribile e affamata portata da un’entità maligna che non si sarebbe mai fermata.

Proprio in quel momento, il bambino fu aggredito da una terribile malattia. La sua gioia e voglia di vivere iniziarono a diventare solo un vago ricordo mentre aumentava, giorno dopo giorno, l’oscurità che era entrata nel suo fragile organismo.

La luce di positività che fino a quel momento era stata alimentata dalla presenza del bimbo iniziò a spegnersi lentamente.

I genitori del piccolo provarono ad aiutare il loro figlio in ogni modo possibile: consultarono tutti i medici nei d’intorni, chiesero aiuto a chiunque passava dalle parti della cascina, provarono ogni sorta di rimedio ma niente era in grado di fermare la malattia che stava piano piano portando via il loro bambino.

La situazione del figlio peggiorò a tal punto che le persone intorno a lui iniziarono a perdere la speranza: era ormai ovvio che non gli restava più molto tempo.             Nella notte del 15 dicembre il bambino si sentì ancora peggio. Era come se il suo corpo fosse stato prosciugato completamente da tutta la sua energia. Quando finalmente si addormentò, i suoi genitori non riuscirono più a trattenere le lacrime perché sapevano che il loro piccolo probabilmente non si sarebbe svegliato la mattina seguente.

All’improvviso, a un’ora indeterminata di quella notte, il bimbo si svegliò. Come era abituato a fare si affacciò finestra per ammirare il suo tanto adorato parco e fu in quel momento che la vide. 

In fondo al parco si poteva osservare un piccolo bagliore di luce arancione. Nella mente del ragazzino si formò subito un’immagine: quella di un falò.  

Spinto da una grande curiosità, il bambino saltò giù dal letto, indossò la sua giacca e corse fuori, muovendosi verso gli alberi con una velocità incredibile. Era come se tutta la sua forza fosse tornata improvvisamente, come per magia…

Passo dopo passo, sempre più luce giungeva ai suoi occhi, spingendolo ad addentrarsi sempre di più nel parco. Ad un certo punto, il bimbo si fermò di colpo. Davanti al fuoco poteva vedere una figura che si muoveva. Ebbe subito paura, pensando che fosse qualche strano animale, ma era come se in fondo il bambino sapesse che non c’era nulla da temere.

Osservando meglio la sagoma scura, capì che si trattava di un uomo. Non era molto alto, portava in testa un lungo cappello appuntito e indossava dei pezzi di stoffa e tessuto cuciti insieme che formavano una specie di mantello.

L’uomo era leggermente gobbo e portava sulle spalle un grande sacco pesante. Il bimbo, quando questo strano personaggio iniziò ad avvicinarsi, capì che in realtà non si trattava di un uomo. La sua pelle era verdastra, con sfumature marroni e grigie, come se fosse stata composta da un miscuglio di piante e corteccia.

Tra le sue folte sopracciglia e tra i capelli lunghi, si potevano vedere delle foglie e dei bastoncini di legno. Le sue dita erano lunghe, magre e scure, fin troppo simili ai rami degli alberi del parco. Le unghie apparivano lunghe e dure, ricoperte da terra marrone.

Osservando il suo viso, il ragazzino si accorse immediatamente degli occhi. Infatti, essi erano delle piccole sfere verdi come due smeraldi ed era come se emanassero un debole bagliore. Guardando dentro a quelle sfere, il bimbo risentì una sensazione di forte benessere e sicurezza che lo spinsero a camminare verso quel personaggio.

Un gemito di stupore gli scappò dalla bocca quando vide le lunghe orecchie dell’individuo, lunghe come non ne aveva mai viste in vita sua.

“Ma… ma tu sei un elfo?” chiese titubante il ragazzino. “Sì, lo sono e sono qui per salvarti dalla tua malattia” gli rispose l’elfo, tendendogli una mano. 

Il bambino la afferrò e seguì l’elfo verso il fuoco. Sopra le fiamme era appeso un calderone nel quale stava bollendo una strana sostanza.

“Questa è una pozione magica che ho creato solo per te. Dopo che l’avrai bevuta, la tua malattia non esiterà più.” Disse la creatura benevola.        

L’ elfo estrasse un cucchiaio da una tasca e lo infilò nel calderone. Quando portò il cucchiaio alla bocca del bambino sussurrò: “Dopo aver ingoiato la pozione, chiudi gli occhi e aprili solo quando te lo dico io. Tra poco sarà tutto finito.” Il ragazzino guardò dritto negli occhi del suo salvatore con una riconoscenza indescrivibile, mentre una calda lacrima gli scappava da un occhio. Ingoiò il liquido magico e chiuse immediatamente gli occhi. La voce calorosa dell’elfo gli comunicò che poteva riaprirli ed egli eseguì.

Il parco era completamente cambiato: gli alberi erano pieni di foglie e fiori colorati, cervi, conigli, volpi, topi e uccelli si erano riuniti intorno al fuoco con loro mentre nell’aria volavano migliaia di lucciole. Allo stesso tempo stava anche nevicando, ma non faceva freddo, anzi, si poteva sentire sulla pelle un leggero vento caldo. 

Il ragazzino abbracciò l`elfo ringraziandolo infinitamente.

Prima di tornare a casa, il bambino chiese un’ultima cosa al suo guaritore: “Promettimi che resterai qui, in questo parco, così quando ci sarà un altro bambino che avrà bisogno come me tu lo potrai aiutare”.                                              

“Lo prometto” gli rispose l’elfo sorridendo.

 La creatura magica accarezzò il viso del piccolo e poi iniziò a dirigersi verso le profondità del bosco da cui era arrivato.                                Il bambino lo osservò allontanarsi fino a quando sparì del tutto. Il falò era ancora acceso e quando il ragazzino arrivò nella sua stanza riusciva sempre a vederlo dalla sua finestra.

Dopo quella magica notte il bimbo non si ammalò più e visse una vita felice, non lasciando passare però un giorno senza pensare al suo incontro con quella misteriosa creatura dei boschi che lo aveva salvato.

Si racconta che da quel tempo l’elfo si nasconda nel parco di Villa Arconati, vivendo in pace in compagnia di alberi e animali. Non si mostra a nessuno per gran parte dell’anno fatta eccezione che per un solo giorno a dicembre, il 15 precisamente. 

In quel giorno si narra che l’elfo esca dal suo nascondiglio per fare una passeggiata nel parco e vedere se c’è qualche bambino che ha bisogno del suo aiuto. Dal più piccolo desiderio alla più grande speranza, lui è lì ad ascoltare. Basta chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio, se sarete fortunati può essere che lui capiti di lì.

Non si sa, quindi, come e perché ma a volte in villa Arconati, i desideri più sinceri espressi dai bambini possono diventare realtà.

Siete pronti a chiudere gli occhi e sperare?

Questa storia ci è stata raccontata da Augusto
 un ragazzo di 15 anni che ama molto la villa e il suo parco.

Qualcuno dice che un giorno abbia avuto la fortuna di incontrare l’elfo e che questa storia gliel’abbia raccontata proprio lui.

Noi abbiamo voluto donarla quindi a voi, affinché la leggenda non venga mai scordata.

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